La Storia
All’inizio del XX secolo, il Teatro Splendor faceva parte del circolo ricreativo fondato da don Giuseppe Salvi, un prete filantropo ancora oggi ricordato, tra leggenda e realtà, con affetto e riconoscenza in Ovada.

Giovedì 19 marzo 1903, alle ore otto e mezza, un gruppo di ragazzi, facenti parte del Circolo Cattolico Juventus, fondavano una piccola compagnia filodrammatica e portavano in scena al Teatro Splendor il dramma “Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America”.
Il Circolo Cattolico Juventus, in quel periodo non faceva ancora parte del circolo di don Salvi, ed aveva sede in vico chiuso San Francesco, ma presto entrò anche esso a far parte del circolo ricreativo di don Salvi. I suoi filodrammatici mantenettero però il nome di Juventus, fondando così la Filodrammatica Juventus.
Durante le feste natalizie del 1907, la Filodrammatica Juventus mise in scena la recita “Jacopo da Sant’Agata“, raccogliendo fondi da destinare al patronato scolastico fondato dal sacerdote filantropo alcuni anni prima.
Dopo le prime recite, fortemente amatoriali e di scarso spessore artistico, la giovane Filodrammatica Juventus fece il cosiddetto salto di qualità nel 1911, mettendo in scena il poderoso e complesso dramma “Il maledetto“, un classico di quell’epoca, ottenendo un successo al di là delle aspettative.
Il passaggio dalle recite ai drammi ed alle commedie di un certo spessore era avvenuto. Ovada aveva finalmente una vera e propria compagnia teatrale.
Negli anni sessanta, la Filodrammatica Juventus rimane l’unica compagnia teatrale di Ovada e vive una nuova stagione di successi.
La cosa che salta subito agli occhi di quel periodo è che finalmente la Filodrammatica Juventus si “civilizza” e le ragazze possono farne parte stabilmente. Infatti, nel 1963 con la rivista “Cosa c’entrano i tartufi?” nella Filodrammatica Juventus esordiscono le prime attrici. E’ la Filodrammatica Juventus di Franco Pesce, Piero Jannon e Natale Bersi.
Oltre alla presenza femminile, quegli anni sono caratterizzati anche dalla sperimentazione e si cerca di inserire anche complessi musicali nello spettacolo teatrale. Infatti, nella rivista “Cosa c’entrano i tartufi?” si ha la partecipazione di diverse cantanti e del gruppo degli “Scoiattoli”.
Nel 1965 esordiscono nella Filodrammatica Juventus diversi giovani, tra cui spiccano Franca Priolo e Roby Pola. Franca Priolo inizierà così la sua lunga carriera artistica, che alla fine la porterà a diventare una delle colonne portanti della futura compagnia A Bretti.
Il successo di “C’è poco da ridere”, a cui avevano partecipato un numero spropositato di cantanti e musicisti, spinge gli juventini ad insistere nella sperimentazione. Così, sul finire di quello stesso anno viene allestito lo spettacolo “Dicevamo … dunque”, con un numero record di attori, cantanti e complessi musicali. Proprio queste esagerazioni sonore fanno si che lo spettacolo risulti un disastro, soprattutto per via della presenza di ben 5 complessi intenti a suonare dietro le quinte, cosa che ha generato un caos sonoro di cui si sono pagate le conseguenze in scena. Questo mezzo fallimento influenzerà le future scelte della Filodrammatica Juventus e la sperimentazione sonora viene abbandonata.
Finita l’epoca della sperimentazione sonora, la Filodrammatica Juventus abbandona anche il genere della rivista, iniziato nel dopoguerra, e torna alla commedia.
Nel 1966 si mette in scena uno spettacolo con tre piccole commedie in un atto unico. Le due ultime commedie “Il processo” ed “Il testamento dalle 3 postille” sono particolarmente significative perché segnano l’inizio dell’attività come autori di Roby Pola e Gino Crocco, due giovani juventini. La scelta di tornare alle commedie è vincente ed il successo torna a sorridere agli juventini.
Nel 1967 Roby Pola e Gino Crocco scrivono la loro prima vera commedia di ampio respiro “Tutto è bene ciò che finisce bene” ed ancora una volta è un successo.
Nonostante questo successo, inizia la crisi della Filodrammatica Juventus. Essere attori dilettanti richiede molto impegno e la vita di tutti i giorni di molti degli juventini di quegli anni mal si concilia con la loro passione per il teatro, così i raduni e le prove si fanno più radi e si sente nell’aria l’imminente fine di una lunga storia iniziata nel lontano 1903.
Roby Pola e Gino Crocco scrivono una nuova commedia e dopo varie difficoltà e prove senza fine, all’inizio del 1970 va in scena la commedia “Una camera in affitto”. Il successo è enorme e, dopo diversi anni che non succedeva più, la compagnia fa un piccolo tour nei paesi del circondario, ottenendo ovunque il meritato successo.
Ma quello è il canto del cigno della gloriosa Filodrammatica Juventus, l’ultimo spettacolo prima dello scioglimento.
L’avventura della Filodrammatica Juventus, iniziata nel lontano 1903, durata, salvo le inevitabili sospensioni durante le guerre, la bellezza di 67 anni finisce. Ovada rimane senza nemmeno una compagnia teatrale.
Nel 1980 qualcosa doveva muoversi ed il teatro ovadese doveva tornare agli antichi fasti.
Un gruppo di ragazzi, tra cui Marina Ratto, Giuseppe Vigo e Paolo Bello (che sarà sempre una delle colonne portanti della compagnia) decide di riportare il teatro ad Ovada e fonda una nuova compagnia, la compagnia teatrale A Bretti.